
Nei giorni scorsi, l’Antitrust, (autorità garante per la concorrenza) in virtù di alcune irregolarità nei confronti della propria clientela, aveva già provveduto a multare la compagnia aerea Easyjet per la cifra di 2,8 milioni di euro, e la compagnia low cost Volotea per 1,4 milioni di euro.
Oggi, invece, nel mirino dell’Antitrust, ci è finita la compagnia aerea low cost irlandese Ryanair. Secondo l’Antitrust, la Ryanair, anche dopo la fine del periodo di limitazione degli spostamenti causa Covid-19, imposto dallo scorso Governo al 2 Giugno 2020, non ha rimborsato i propri passeggeri per tutti i voli cancellati a partire dal 3 Giugno in avanti. A seguito di tale violazione, la Ryanair è stata multata dal garante per una cifra complessiva di 4,2 milioni di euro. Ma cerchiamo di capire cosa sia successo e perché.
Ryanair multata: La premessa
In pratica, per chi non se lo ricordasse, il Governo presieduto da Giuseppe Conte, per limitare le perdite economiche alle compagnie aeree, aveva previsto, in caso di cancellazione del volo durante il periodo di lockdown, la possibilità per la compagnia aerea di emettere un voucher in sostituzione del rimborso dei soldi. Tale provvedimento, però, aveva come scadenza proprio il 2 Giugno. Oltre tale termine, le compagnie aeree, in virtù di una ripresa degli spostamenti, non avrebbero più potuto adottare questo paracadute economico, ma bensì, in caso di cancellazione di un volo, dal 3 Giugno in poi, avrebbero dovuto rimborsare i propri clienti così come era previsto regolarmente.
Cosa ha fatto Ryanair per essere multata?
A quanto pare, la Ryanair ha provato a fare la furba, ed ha continuato ad emettere voucher anche per il voli cancellati dopo il 2 Giugno. Inoltre, stando a quanto rilevato dall’Antitrust, la compagnia irlandese, pare che abbia anche adottato una sorta di pubblicità ingannevole ed omissiva, che non era sufficientemente chiara nell’informare i passeggeri, che in caso di cancellazione del volo, ora sarebbe stato possibile ottenere il rimborso. Inoltre, la Ryanair, pare che abbia anche messo in atto una procedura di rimborso a dir poco complessa ed elaborata, che nelle maggior parte dei casi, quasi costringeva il consumatore a richiedere il voucher e non più il rimborso così come invece era previsto.
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